giovedì 1 dicembre 2011

MORDHEIM - La campagna: turno primo




G G P
Gruppo Gioco peveragno
LA CAMPAGNA V0.1
I   L       D   I   A   R   I   O

By GGP – GRUPPO gioco peveragno
Based on the rule of www.Mordheimer.com
(By Edwin “The Mordheimer” Molina; Edited by Robert “Vampire Rodent” Layne)


Nell’anno ultimo del secondo millennio, cinquecento anni prima del regno
del vieppiu’ benevolo Imperatore Karl-Franz, venne un tempo come non se ne
 videro pari. Proprio come avvenne prima della nascita del divino Sigmar,
 di nuovo le celesti ali di fuoco furono araldo dell’avvento di grandi avvenimenti:
 l’avvento di Peste, l’avvento di Guerra, l’avvento di Morte e Carestia.
 Sebbene il suo nome sconsacrato sia stato cancellato dagli annali
 della Grande Biblioteca di Altdorf, e le sue rovine siano state rase al suolo
 da Magnus il Salvatore dell’Impero, vorrei narrarvi la storia della
 citta’ maledetta, sprofondata dall’ira degli Dei.
 Vorrei narrarvi la storia di … Mordheim




Turno uno



EVENTI
Le bande sono arrivate a mordheim, tutte per la stessa motivazione; l’unica e la sola che può portare qualcuno nella città maledetta. La malapietra.
Ogni banda ha trovato, dopo aver perlustrato con cura le mura, una breccia. Ogni banda ha fatto così il suo ingresso a mordheim. OGNI BANDA HA ORMAI TRASCORSO DEL TEMPO ALL’interno della città, ormai tutti i capi banda sanno che dovranno guidare le proprie truppe laddove nessuno oserebbe fare.

Ishtar, maestro d’ombra, condottiero indiscusso dei guerrieri ombra, che gode della fiducia indiscussa dei membri della sua banda, ha condotto i suoi guerrieri a ovest. La decisione presa ha condotto gli elfi alti nei pressi di quella che le voci delle taverne intorno a mordheim chiamano “la piscina”. Un luogo, la cui acqua sembra avere poteri di guarigione. Le voci dicono che questo sia dovuto a un grosso deposito di malapietra. Gli elfi alti non sono stati gli unici a seguire queste voci. Anche una banda di nani e di orchi e goblin sono arrivati nel quartirere, e per complicare le cose anche i cani da guerra, fuggiti dalle loro gabbie sono comparsi, bramosi di carne, sul campo di battaglia. Gli orchi subito impegnati contro i cani daguerra, sono stati così distratti. I nani hanno posto una grossa resistenza all’avanzata degli elfi cercando subito il corpo a corpo, ma la perdita di troppi membri li ha costretti in rotta. Gli eroi della banda elfica mentre cercavano la malapietra nei pressi della piscina sono stati sorpresi dall’arrivo degli orchi, che nel frattempo si erano liberati dei cani da guerra. Ishtar, soddisfatto del bottino conquistato, ha così deciso di lasciare il campo di battaglia. Nella sua testa una sola frase riecheggiava “il re fenice sarà orgoglioso di noi. Il popolo di ulthuan sarà orgoglioso di noi”

Stavano dirigendosi verso il quartiere prescelto dal capocirco, quando l’attore lasciato nella retroguardia si è precipitato in testa per comunicare a tutti i membri della banda del carnevale del caos, che aveva avvistato qualcosa. Qualcuno stava entrando nel quartiere che loro avevano da poco conquistato, massacrando, con non poco divertimento, quei piccoli nani, che invano avevano opposto resistenza. Il volto del capocirco non è stato attraversato da nessun dubbio e un comando perentorio è risuonato tra le pareti in rovina della strada che stavano attraversando “si torna indietro”. Grida di gioia e di approvazione accolsero quel comando. “nessuno avrà questo quartiere”. Con circospezione, tenendosi al riparo di edifici e facendo il meno rumore possibile, la banda si è mossa incontro al nemico. L’attore di vedetta dopo poco tornò indietro. “mio signore, sono dei fratelli, sembrano un gruppo di posseduti”. A quelle parole il capocirco sentenziò “nostri fratelli, che vorrebbero farsi  belli di fronte alle dività del caos e di fronte al signore dell’ombra conquistando questo quartiere. E tutto questo a scapito nostro. Miei fedeli circensi…annientateli!”

Dopo aver lasciato il quartire e camminato parecchio, il culto dei posseduti si ritrovò a passare in una strada abbastanza larga, poco in rovina. Immediatamente la banda colse, inchiodati alle pareti pezzi di resti umani. Quando poi videro in mezzo alla strada le picche con le teste di nani infilate sopra capirono che si erano sbagliati sulla natura dei corpi inchiodati. Alle spalle di quelle teste, alla vista delle quali ogni membro della banda reagì con un sorriso, all’ingresso di quel edificio, drappi colorati indicavano abbastanza chiaramente che qui era passato il carnevale del caos. Ignari di essere spiati avanzarono ancora, confidando che il quartiere fosse sì conquistato, ma non più presidiato. Come avrebbero scoperto da lì a pochi istanti si sbagliavano.

Da infondo alla strada ecco avanzare il carnevale del caos, dall’altra il culto dei posseduti si schierò. Il tutto ebbe inizio con alcune frecce che caddero e da una e dall’altra. E poi, cosa successe, nessuno può dirlo con certezza. Quando si scontra il caos contro se stesso, nessuno può dire cosa accadrà. Quello che si sa è che il culto dei posseduti decise di ritirarsi, le perdite subite erano troppe. Per quella giornata i signori del caos avevano prediletto il carnevale, ma domani? Si sa, il caos è così volubile.

la banda degli orchi avanzò con la solita caoticità, il solito baccano, la solita scia di distruzione.  Il giardino che incontrarono sembrò loro un buon posto dove cercare l’agognata malapietra. La banda venne così divisa per l’eplorazione. Quello che gli orchi non sapevano era che tra gli alberi e nascosti tra le rovine degli edifici, una banda di elfi alti li stava osservando. Quale momento migliore per attaccare, se non quando la banda si era divisa. E così fù. Dapprima una tempesta di frecce e poi un attacco corpo a corpo mirato ad eliminare i singoli elementi separati dalla banda. Quello che gli elfi avano sottovalutato, strano per loro, ma l’aria di mordheim a volte gioca brutti scherzi, era la resistenza che la razza degli orchi aveva sviluppato nel tempo. Gli orchi non si fecero sorprendere, cercarono di ricompattarsi al meglio, quanto la loro animosità gli permetteva. Muovendosi al riparo, unità imperiale dopo unità imperiale, arrivarono a distanza di spada dagli elfi e in quel momento scatenarono tutta la loro ferocia. Per gli elfi, troppo fiduciosi in loro stessi, non restò altro che capitolare e fuggire.


STATISTICHE VARIE

 


 
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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